Intervista a Giorgio Tanoni, CEO di Adriatica Oli, sulle attività di raccolta dei rifiuti ospedalieri durante l’emergenza Covid-19.
Montecosaro, 25 marzo 2020 – Adriatica Oli – realtà unica nel territorio marchigiano che opera dal 1988 nella gestione, dei rifiuti a rischio infettivo – è impegnata in prima linea nell’emergenza Coronavirus per la raccolta, il trasporto e l’avvio a recupero dei rifiuti sanitari provenienti da ospedali, case di cura e case di riposo.
Giorgio Tanoni, CEO e Amministratore Unico dell’azienda, ci racconta come sta affrontando questa emergenza.
Sig. Tanoni quali sono i maggiori rischi a cui vi esponete nel vostro lavoro in questo momento? E come vi state muovendo in un contesto così pericoloso?
In azienda abbiamo una divisione totalmente dedicata alla gestione dei rifiuti a rischio infettivo, Ecosan.
Gestire questa tipologia di rifiuto è, quindi, un’attività che noi svolgiamo quotidianamente. L’emergenza Coronavirus, però, ha chiaramente imposto un’attenzione maggiore visto l’aumento del rischio contagio. Per questo ci siamo adeguati alle indicazioni del Ministero della Salute e dell’ISS, oltre che a quelle del Ministero dell’Ambiente e dell’ISPRA, e abbiamo reso più rigidi e restrittivi i protocolli di gestione dei rifiuti infettivi, per garantire ancora di più l’incolumità ai nostri dipendenti che in questo momento stanno lavorando in prima linea.
In questi giorni avete ravvisato un aumento delle quantità dei rifiuti che ritirate rispetto alle medie stagionali?
Sì, l’aumento è stato generalizzato e rilevato sia nelle piccole strutture che nei grandi ospedali. Nonostante reparti tradizionali come ortopedia o chirurgia hanno allentato la spinta produttiva, possiamo stimare comunque un aumento generale nella produzione dei rifiuti sanitari che si attesta, al momento, attorno al 30%.
Quali sono le forze che mettete in campo?
Oggi Adriatica Oli ha 15 operatori specializzati, tutti muniti di idonei dispositivi di protezione individuale, formati ed esperti nella gestione di rifiuti potenzialmente infetti, anche di quelli contaminati da Covid-19.
Inoltre, siamo anche dotati di una squadra di pronto intervento in caso di richieste urgenti.
Dove siete impegnati attualmente?
La gestione più impegnativa in questo momento, non possiamo negarlo, riguarda gli Ospedali Riuniti di Ancona, dove siamo presenti con 6 dipendenti operativi 7 giorni su 7.
Oltre ad Ancona, comunque, copriamo tutte le province marchigiane, gestendo altre strutture importanti come l’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, l’ospedale di San Benedetto del Tronto, quello di Macerata e molti altri distretti, incluse case di riposo e case di cura private dislocate sul territorio.
Quali sono i protocolli adottati in azienda?
Da tre settimane abbiamo implementato lo Smart-Working per gli impiegati con mansioni che lo consentono , mentre a coloro che devono necessariamente lavorare in azienda, abbiamo riservato un ufficio personale, in modo da evitare qualsiasi contatto diretto con gli altri dipendenti.
Inoltre, tutte le sere vengono sanificati gli ambienti di lavoro e le postazioni personali e per tutti gli operatori che rientrano dalle strutture ospedaliere, abbiamo adibito un’apposita stanza all’ingresso, destinata al deposito dei documenti di lavoro e al passaggio delle consegne dei servizi da effettuare.
Come gestite in particolare i rifiuti infetti da Coronavirus?
Il protocollo è semplice ma efficace. Innanzitutto i nostri operatori sanitari sono dotati di mascherine con filtro, di guanti monouso e di tute da lavoro monouso che vengono cambiate giornalmente.
Inoltre, prima di venire a contatto con i contenitori dei rifiuti sanitari, questi vengono disinfettati e, una volta che arrivano presso la sede di Adriatica Oli, vengono bonificati i cassoni e le cabine degli automezzi.
Come stanno reagendo i dipendenti che hanno accesso agli ospedali? C’è preoccupazione?
Da oltre 30 anni facciamo il nostro lavoro scrupolosamente e abbiamo imparato ad affrontare i rischi del nostro mestiere. Ad oggi, per fortuna, non abbiamo avuto nessun caso di contagio e i ragazzi sono tranquilli, consapevoli da un lato delle misure di sicurezza adottate e fieri dall’altro del servizio apportato alla comunità in un momento così critico.
Che fine fanno i rifiuti sanitari che raccogliete?
Una volta raccolti i rifiuti sanitari vengono avviati ai termovalorizzatori che trasformano questi rifiuti inquinanti in nuova energia, proprio come impone il paradigma dell’economia circolare.
Se la crisi dovesse perseverare nel tempo la vostra azienda riuscirebbe a sostenere il carico di lavoro?
Fortunatamente l’organizzazione è ben funzionante da parecchi anni per cui, al di la di alcune criticità, crediamo di poter assolvere ai nostri impegni in maniera esaustiva.
A che tipo di criticità si riferisce?
Mi riferisco principalmente a tre criticità:
- La prima riguarda sicuramente la disponibilità degli impianti di termodistruzione che, essendone pochi e con un carico di lavoro così importante, potrebbero non assecondare più tutte le necessità.
- La seconda è dovuta al bisogno di contenitori adeguati in quantità molto più consistente rispetto al normale, dovendo essere utilizzati senza badare troppo al riempimento.
- La terza è determinata dalla scarsità dei dispositivi di protezione individuale DPI e dei disinfettanti.
Oltre che dei rifiuti sanitari, vi occupate da oltre 35 anni della raccolta degli oli di frittura presso ristoranti e altre tipologie di attività commerciali. In questo momento come state operando?
La situazione è decisamente critica da molteplici punti di vista: i ristoranti sono chiusi, per cui gli oli alimentari da loro prodotti hanno subito un brusco calo. Per di più, gli oli vegetali esausti sono soggetti a oscillazioni di valore di mercato e, in questo momento, si è verificato un crollo del 40% rispetto a un mese fa.
Mi sento di ipotizzare, con ragionevole probabilità, che il prossimo futuro non si prospetta roseo, anche quando il Covid-19 sarà passato. E’ facile prevedere un forte calo delle attività di ristorazione, dovuto all’assenza dei 220 milioni di turisti che ogni anno visitano l’Italia.
Ma non ci scoraggiamo, siamo consapevoli che il popolo italiano ha mille risorse e, soprattutto, un grande cuore. Confido che gli italiani sapranno adeguarsi con prontezza, fierezza e strategia, ai cambiamenti che il mercato imporrà.
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